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Romário e il suo El Clásico del 1994

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Ci sono tante partite nel corso di un anno per cui vale la pena attenderle, viverle, giocarle. Una di queste, probabilmente la più importante, è "El Clasico", l'incontro più importante in Spagna, tra le due squadre più rappresentative e vincenti del paese, Real Madrid e Barcellona.

Sono passati tanti i campioni nella storia di questo match, tra cui diversi brasiliani, che hanno sempre infiammato questo scontro tra titani con le loro giocate a ritmo di samba e i loro gol magnifici per importanza e tecnica. Nel Real Madrid possiamo ricordare le gesta di Ronaldo Nazario da Lima, il fenomeno per antonomasia, colui che trasformava ogni pallone in oro.

Mentre dall'altra sponda, quella Blaugrana e Catalana del Barça, vogliamo parlare del protagonista del nostro racconto. Si tratta di un "piccoletto" come lo chiamavano in patria, si tratta di Romário de Souza Faria.

Ebbene si, l'attaccante brasiliano in forza ai blaugrana nella stagione 93/94, viene spesso ricordato per l'apporto avuto nel match in questione, dove realizzò 3 reti e vinse la partita 5 a 0, in quel "lontano" 9 gennaio 1994.

1. La storia di Romário prima del fatidico 9 gennaio 1994

Romario de Souza Faria è stato uno dei migliori attaccanti della storia del Brasile e uno dei pochi a raggiungere la quota dei 1000 gol segnati in carriera (contando anche incontri non ufficiali).

"O Baixinho" nasce a Rio de Janeiro il 29 gennaio 1966, figlio di Edevair e Lita, e passa la sua infanzia nel difficile ambiente del quartiere Jacarezinho, una delle più complicate Favelas di Rio. La famiglia vive in condizioni disastrose, ma riesce a risollevarsi, complice anche il cambiamento di abitazione, trasferendosi a Vila de Penha, dove il piccolo Romario comincia a crescere velocemente con il pallone tra i piedi.

Il padre fonda una squadra, la Estrelinha, che vedrà nascere le prime prodezze del calciatore, che dopo sposerà l'Olaria, facendosi conoscere in tutta la città, grazie ai suoi numerosi gol nei tornei giovanili. Su di lui mettono gli occhi i maggiori club brasiliani, ma è il Vasco da Gama ad avere la meglio sulle pretendenti, aggiudicandosi le prestazioni del giocatore, che esordisce in prima squadra nel 1985.
Il piccoletto ha fatto strada, gioca in coppia con un idolo come Roberto Dinamite, ed è su tutti i giornali brasiliani grazie alle sue prodezze sia in campo che fuori. Ciò non impedisce però che il suo valore non sia riconosciuto in Europa, tanto che a mettere gli occhi su di lui c'è il Psv Eindhoven, la squadra campione d'Europa del 1988.

romario de souza faria

Il brasiliano viene pagato a peso d'oro e arriva in Olanda, ma solo a certe condizioni. Si parla di 1 milione di dollari alla firma e 1 all'anno, ma anche di case, auto, personale per l'abitazione e di 10 viaggi pagati per il ritorno in patria ogni anno. Romario è un tipo stravagante e imprevedibile, sempre pronto a far festa, ma non dimentica mai la sua missione, il pallone.

Nei Paesi Bassi vincerà a suon di gol 3 campionati, 2 coppe nazionali e 1 supercoppa. Il tutto intervallato da varie follie, come quella del ritorno in Brasile per curare un infortunio alla caviglia, poi magicamente guarito grazie alle partite di Footvolley nelle spiagge di Rio, riprese dalle più grandi testate giornalistiche. Il suo tempo in Olanda si conclude dopo 5 stagioni trionfanti, ma non finisce la sua avventura con gli olandesi. Ce n'è infatti uno speciale, quel Johan Cruijff che è il padre del movimento calcistico e della storia dei Paesi Bassi che lo convince ad accettare la causa più ambita: quella del Barcellona.

L'annata di "O Baixinho" è spettacolare, diventa capocannoniere e vincitore della Liga con ben 30 reti, arriva in finale di Champions (seppur perdendola), e si laurea Campione del mondo con il Brasile. Un '94 da incorniciare e che lo ha reso sempre più forte e famoso, condito sempre da episodi come i due giorni di vacanza extra ottenuti dopo un confronto con Cruijff, che lo provocò chiedendogli di segnare almeno 2 reti nell'incontro previsto prima del Carnevale di Rio, al quale Romario rispose siglandole in appena 20 minuti, e a suo malgrado, il genio olandese lo accontentò.

romario el clasico

2. Il giorno del giudizio

E in quel magico 1994 fu il protagonista principale di quel "Clasico" che i tifosi Culè ancora sognano, quei 3 gol tra cui si ricorda soprattutto il primo, la famosa Cola de Vaca (coda di vacca), lasciando sul posto il malcapitato Alkorta in appena un metro con una giocata fantascentifica e concludendo d'esterno in rete per la gioia del Camp Nou. Un calciatore fantastico, un genio del pallone, un brasiliano, che come tanti altri ha onorato la storia de "El Clasico".

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